Polini, il medico che ebbe il coraggiodi denunciare le pratiche di doping

Valter Polini(il primo a destra) era medico sociale dell’Atalanta da tre anni. Veniva dal ciclismo, sport in cui militò come professionista. Ma la passione per la medicina sportiva superò quella per lo sport agonistico

Il dottor Valter Polini, morto improvvisamente oggi nella sua stanza d’albergo a Torino, città dove l’ Atalanta avrebbe dovuto giocare contro i granata, era da tre anni medico sociale della squadra bergamasca. Nato a Bergamo, risiedeva a Mariano di Dalmine. Lascia la moglie Emilia e una figlia ancora giovanissima, di 12 anni.Polini era entrato tardi nel mondo del calcio. Il suo ingresso l’aveva fatto praticamente con l’Atalanta, tre anni fa. Prima, fin dalla giovinezza, il suo mondo era stato quello del ciclismo: come atleta, poi come dirigente e come medico. Nel 1994, una clamorosa rottura con tutto l’ambiente e la denuncia di pratiche dopanti nel ciclismo e in particolare nella sua squadra, la Mecair Ballan di Alberto Volpi e Moreno Argentin. Una denuncia coraggiosa, che portò Polini a testimoniare davanti alla commissione d’indagine del Coni. Polini era stato ciclista dilettante e poi professionista, nella Sanson con Francesco Moser e nella Bianchi con Baronchelli.A 26 anni aveva lasciato il ciclismo agonistico per dedicarsi agli studi di medicina sportiva, per la quale aveva un fortissimo interesse. E proprio per questo non si era mai allontanato dal mondo dello sport praticato, diventando prima direttore sportivo in squadre dilettantistiche di ciclismo e poi, presa la laurea e la specializzazione, medico di squadra. Era medico sociale della Mecair Ballan quando il team passò dal dilettantismo al professionismo. E ci sarebbe rimasto se non fosse successo qualcosa che lo avrebbe indotto a dare l’addio al mondo del ciclismo agonistico.Polini venne licenziato «per incapacità» dalla Mecair, squadra chiacchierata per un caso di doping in cui ad agosto 1993, alla vigilia dei mondiali, era rimasto coinvolto il suo corridore Volpi. Il medico a quel punto fece esplodere il caso denunciando formalmente quanto aveva già dichiarato pubblicamente in alcune occasioni: e cioé che nella sua ex squadra c’era un giro di pratiche dopanti, e che lui non voleva essere in alcun modo coinvolto in metodi che non condivideva e anzi condannava.I dirigenti della squadra smentirono categoricamente la sua denuncia. Una denuncia da pioniere dell’antidoping, cosa della quale Polini si rendeva ben conto. «Il problema doping esiste e siamo sulla strada giusta per debellarlo - disse dopo aver deposto davanti alla Commissione d’indagine del Coni -. Io ho fatto da apripista, speriamo che qualcun altro continui». Polini allora non poteva immaginare quanto sulla «strada doping» sarebbe emerso negli anni a venire, al punto da mettere in ginocchio grandi campioni e da far vacillare storiche istituzioni del ciclismo come il Giro e il Tour.Oggi lo piange l’Atalanta, e il mondo del calcio è colpito dalla sua improvvisa scomparsa, ma sicuramente anche nel mondo del ciclismo c’é chi lo ricorderà con rimpianto.

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